Ancora è troppo poco il valore assegnato dagli Psicologi al consenso informato sanitario, considerato, il più delle volte, un impiccio burocratico che ostacola il rapporto terapeutico.
Il consenso informato rappresenta il cuore dell’intervento sanitario, il fulcro su cui si basa la professione sanitaria dello Psicologo.
In Italia, finalmente, dal 2017 è entrata in vigore la Legge sul Consenso Informato n. 219. Il bellissimo articolo 1 rappresenta il fondamento.
Così il Consiglio di Stato il 18 luglio 2018:
Il diritto alla salute e all’integrità psico-fisica è rimesso, dunque, in linea di principio, all’autodeterminazione del suo titolare: i trattamenti sanitari sono liberi. In base al secondo comma dell’art. 32 Cost., infatti, nessuno può essere obbligato ad un determinato trattamento sanitario, se non nei casi stabiliti dalla legge.
Lo strumento attraverso il quale il diritto alla salute si concilia con il diritto alla libertà di autodeterminazione è il consenso informato. Per prestare un consenso pienamente informato l’interessato, capace di intendere e di volere, deve essere messo a conoscenza della patologia da cui è affetto, dei possibili sviluppi della malattia stessa, delle diverse opportunità terapeutiche e anche delle conseguenze e dei rischi di eventuali interventi terapeutici.

E’ pacifico ritenere che l’acquisizione del consenso informato non possa essere ridotto sic et simpliciter all’apposizione di una firma su un generico modulo da parte del paziente.
E’ necessario che lo Psicologo, professionista sanitario, si renda disponibile di persona per spiegare i termini del consenso informato prima della firma del paziente.
Non è possibile delegare l’acquisizione del consenso informato a soggetti terzi. Il consenso informato è un atto sanitario di cui è responsabile solo lo Psicologo.
Inoltre, il consenso informato dovrebbe essere ben distinto dal contratto/preventivo: sono due cose differenti, seppur spesso vengono confusi e inseriti in uno stesso modulo.
Dare importanza al consenso informato significa valorizzare la nostra Professione sanitaria Il consenso informato non dovrebbe rappresentare un fardello, un cavillo burocratico, ma, al contrario, un valore aggiunto permettendo di differenziarci dalle altre pseudoprofessioni che non rispondono né ad un Codice Deontologico né ad un obbligo di acquisizione del consenso informato.

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