Ho letto con grande interesse l’articolo dello stimato Collega Federico Zanon sul recente ricorso al Consiglio di Stato contro la revisione del Codice Deontologico.

Nell’articolo appare evidente la confusione (o la fusione di significati) tra contratto e consenso informato.
Il nuovo Codice Deontologico giustamente introduce la locuzione “trattamenti sanitari” perché (prendiamo pace su questo) siamo una professione sanitaria. L’eccezione conferma la regola: lo Psicologo eroga prestazioni con finalità sanitaria salvo in alcuni specifici casi. Questi specifici casi sono regolati dal principio enunciato dal primo comma dell’Articolo 4 del Codice Deontologico.
Essendo un principio generale, si applica, in ogni caso, a tutte le attività dello Psicologo.

Sull’Articolo 31 è lo stesso Autore che censura giustamente le motivazioni contenute nel ricorso. Poi però nell’articolo viene posto il seguente quesito:

Un tema su tutti: dato che la legge, e ora anche il Codice, prescrivono di tenere conto della volontà del minore e che tale volontà è premessa per un consenso informato validamente espresso dai genitori, nella pratica come deve fare lo psicologo per rilevarla? Deve vedere il minore prima del consenso dei genitori? La questione è del tutto aperta, ma il CNOP sembra averla dimenticata subito dopo la fine dei festeggiamenti per l’approvazione.

Forse si confonde il Codice Deontologico con un Codice Applicativo o Codice Pratico per Psicologi. Non si è mai visto un Codice Deontologico che contiene precetti pratici su cosa e come fare. Sulla questa questione della volontà del minore ne parlo abbondantemente in questo blog e non solo.
Quindi, seguendo lo stesso ragionamento, dovremmo criticare l’Art. 3 dell L. 219/17 in cui si parla di tener conto della volontà del minore nei casi di trattamenti sanitari. Com’è possibile che una legge ci dice che dobbiamo tener conto della volontà del minore e poi ci abbandona sul più bello, senza dirci come fare?

Sull’Articolo 22 ne ho parlato tanto in questo blog.

Poi arriva lo stralcio più bello dell’articolo:

Invece come ogni modifica dei codici deontologici, andrebbe fatto un lavoro prima, di confronto ampio e organizzato. Così non è stato, io stesso ho sperimentato di poter intervenire solo in modo carbonaro nel processo di revisione, senza una discussione aperta e articolata, e sono state escluse dalla commissione importanti ‘parti sociali’ come l’Ordine Lazio, che detiene il primato del maggior numero di procedimenti disciplinari gestiti e quindi avrebbe avuto ben qualcosa da dire.

Probabilmente non dovrebbe essere percepito come un primato quello di avere il maggior numero di procedimenti disciplinari, ma un dato significativo su cui riflettere: serve maggiore formazione in deontologia e forse una maggiore chiarezza sulle interpretazioni dei vari articoli del Codice?

Infine, sulle responsabilità.
La responsabilità, secondo l’articolo, è del CNOP. Ma chi è ‘sto CNOP?
Vediamo chi sono i Presidenti degli Ordini territoriali che hanno votato la revisione del Codice Deontologico all’unanimità (punto 8 del verbale CNOP):

▪️ Roberta Bommassar | Presidente Ordine Trento
▪️ Roberto Calvani | Presidente Ordine FVG
▪️ Federico Conte | Presidente Ordine Lazio
▪️ Armando Cozzuto | Presidente Ordine Campania
▪️ Gaetana D’Agostino | Presidente Ordine Sicilia
▪️ Mara Fiaschi | Presidente Ordine Liguria
▪️ Maria Antonietta Gulino | Presidente Ordine Toscana
▪️ Luisa Langone | Presidente Ordine Basilicata
▪️ David Lazzari | Presidente Ordine Umbria
▪️ Armodio Lombardo | Presidente Ordine Calabria
▪️ Giancarlo Marenco | Presidente Ordine Piemonte
▪️ Nicola Panza | Consigliere Albo B
▪️ Laura Parolin | Presidente Ordine Lombardia
▪️ Giuseppe Luigi Palma | Commissario Ordine Puglia
▪️ Enrico Perilli | Presidente Ordine Abruzzo
▪️ Luca Pezzullo | Presidente Ordine Veneto
▪️ Angela Quaquero | Presidente Ordine Sardegna
▪️ Gabriele Raimondi | Presidente Ordine Emilia Romagna
▪️ Alessandra Ruberto | Presidente Ordine Molise
▪️ Francesca Schir | Presidente Ordine Bolzano
▪️ Alessandro Trento | Presidente Ordine Valle d’Aosta

I Presidenti in rosso appartengono alla stessa corrente politica dell’Autore dell’articolo.

Insomma, il ricorso al Consiglio di Stato come (ultima) rincorsa.

Iscriviti alla Newsletter: ricevi aggiornamenti via e-mail e/o via WhatsApp

Condividi questo post

Leave A Comment

Post correlati

Iscriviti alla Newsletter

No spam, il tuo indirizzo e-mail non verrà ceduto a soggetti terzi.

Iscriviti alla Newsletter

No spam, il tuo indirizzo e-mail non verrà ceduto a soggetti terzi.

Total Views: 263Daily Views: 1