Il Decreto del Ministero della Salute n. 172 del 23 ottobre 2024, non solo introduce le votazioni online per le rappresentanze degli Ordini territoriali degli Psicologi, ma, soprattutto, rivoluziona i procedimenti disciplinari.
Infatti, l’art. 13 comma 2 prevede:
2. A tal fine, presso ogni ordine regionale o provinciale sono costituiti uffici istruttori, composti da 3 a 9 membri, di cui uno con funzioni di coordinatore iscritto alla sezione A dell’albo, nominati dal consiglio territoriale dell’Ordine tra gli iscritti all’albo territoriale di competenza, che non siano componenti del consiglio stesso, tra cui almeno uno iscritto alla sezione B dell’albo. Almeno uno dei componenti e’ estraneo alla professione ed e’ in possesso di competenze giuridiche, in qualita’ di ex magistrato, docente universitario in materia di diritto, avvocato.
Gli uffici istruttori sono costituiti dopo le elezioni successive all’entrata in vigore del presente regolamento.
Ciò significa che uno dei componenti dei nuovi Uffici istruttori (ex Commissioni deontologiche) dovrà essere un giurista, verosimilmente un Avvocato. E il rischio è proprio questo. Perché il Decreto non prevede una mera facoltà dell’Ufficio istruttore di avvalersi della consulenza legale, ma il componente giurista è a tutti gli effetti componente alla pari degli altri componenti psicologi.
La deontologia è una materia che deve essere trattata dagli Psicologi per gli Psicologi. I pareri legali dovrebbero rappresentare una possibilità, solo in alcuni casi specifici, anche perché la nostra Categoria ancora non rientra tra quelle che usufruiscono della CCEEPS.
La CCEEPS e l’urgenza di una maggiore autonomia: la nostra categoria, a differenza di altre professioni sanitarie, non rientra ancora tra quelle che usufruiscono della CCEEPS (Commissione Centrale per gli Esercenti le Professioni Sanitarie). Questo rende ancora più urgente la necessità di garantire l’autonomia degli psicologi nella gestione della deontologia.
In realtà, purtroppo, alcuni Ordini territoriali, finora, hanno eccessivamente delegato i giuristi per la trattazione dei procedimenti disciplinari con l’Avvocato (già componente effettivo in alcune Commissioni attuali e passate) che ha sempre l’ultima parola sull’istruttoria svolta dagli Psicologi. Perché l’Avvocato sa la legge, ma la deontologia non è la legge.
L’inclusione di un giurista come membro effettivo rischia di snaturare la natura stessa del procedimento disciplinare. Potrebbe portare a decisioni basate più su tecnicismi legali che sulla reale comprensione delle dinamiche deontologiche. Immaginiamo, ad esempio, un caso in cui un professionista venga accusato di aver violato il segreto professionale. Un giurista, focalizzandosi sul rispetto formale della legge, potrebbe non cogliere le sottili sfumature etiche che caratterizzano la relazione terapeutica e la gestione della riservatezza.
L’autonomia degli psicologi a rischio: la deontologia deve rimanere saldamente nelle mani degli psicologi. Sono loro i più qualificati a valutare la condotta dei colleghi e a garantire il rispetto dei principi etici della professione. Il parere legale dovrebbe essere una risorsa a cui attingere solo in casi specifici e complessi, non la chiave di lettura dominante.
Potremmo iniziare a pensare di realizzare una “Scuola di deontologia” in cui Colleghi (soprattutto giovani) vengono formati in merito al Codice Deontologico e ai procedimenti disciplinari così da creare una sorta di lista di candidati qualificati per l’accesso ai futuri Uffici istruttori.
In Calabria siamo riusciti, dopo una formazione e informazione costante sul territorio calabrese (e nazionale), a ridurre drasticamente le segnalazioni deontologiche.
La Scuola di deontologia è un mio vecchio progetto che spero possa vedere la luce dopo le prossime elezioni che proporrò ai futuri rappresentanti degli Ordini.
Il nuovo Decreto Ministeriale solleva interrogativi cruciali sul futuro della deontologia nella professione di psicologo. È fondamentale avviare un dibattito serio e approfondito su questo tema, per evitare che un eccesso di legalismo finisca per compromettere l’integrità e l’autonomia della nostra professione.
Iscriviti alla Newsletter: ricevi aggiornamenti via WhatsApp