In ambito di consenso informato sanitario (Artt. 24 e 31 Codice Deontologico), ecco 3 errori da evitare:
1. In caso di intervento su coppia
Se entrambi prestano il consenso informato per una psicoterapia di coppia/sostegno psicologico di coppia, l’errore da evitare è trasformare l’intervento di coppia in un intervento individuale nel caso in cui uno dei due non volesse più proseguire. Si inizia e si conclude in coppia, possibilmente senza “scoppiare” la coppia con sporadici colloqui individuali. La prestazione è di coppia, così come il consenso informato va prestato da entrambi insieme, innanzi allo psicologo, con firma di marito e moglie sullo stesso modulo. Se uno dei due non intende proseguire il trattamento psicologico, il trattamento si conclude. Eventualmente, si invia ad altro Collega il marito/la moglie che intende proseguire individualmente.
2. In caso di intervento su persone minorenni
Stessa cosa di cui al punto n. 1: se uno dei due genitori ritira il consenso (informato), lo psicologo interrompe il trattamento psicologico nei confronti del figlio minorenne.
3. In caso di intervento su persone minorenni (bis)
Evitare di legittimare la (presunta) indifferenza di uno dei due prestatori di consenso informato. Mi spiego: può capitare che uno dei due (padre o madre) presti il consenso informato e poi “sparisca”, delegando l’altro genitore a comunicare con lo psicologo. Niente di più fuorviante: se uno dei due genitori mostra disinteresse, lo psicologo dovrebbe valutare attentamente se proseguire l’intervento psicologico con il figlio. La responsabilità genitoriale è di entrambi, non colludiamo con il genitore “irresponsabile” perché poi questo genitore “irresponsabile” ci contesterà, anche legalmente.
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